|
|
Ultimo Urlo - Inviato da: efisio - Domenica, 03 Giugno 2018 00:10
|
Foto del Capitolo della Provincia Romana dei Padri Mercedari - 2018 - Clicca qui -
|
|
|
|
Papa, islam e cristiani |
|
|
Guest_umby_*
|
Apr 23 2007, 05:13 PM
|
Guest
|
Mi rendo conto che l'islam è sempre stato una pietra di confronto forte per tuttà la cristianità sin dalle origini e con manifestazioni anche violente... Penso che non ci vorrebbe nulla per scatenare una nuova guerra di religione se la Chiesa non si pone con atteggiamento di dialogo continuo anche a costo di "rimetterci". Del resto le sorti della Chiesa e della storia sono nelle mani del suo Fondatore, e comunque quella passione che Lui stesso ha accettato, deve a maggior ragione essere accettata dalla sua Sposa, se vuole giungere alla mèta della risurrezione. Io penso che ne vedremo delle "brutte" coi musulmani... Un pò come ai tempi di Nerone... se non peggio. Del resto nel libro dell'Apocalisse chi sono quelli in bianche vesti, se non i martiri di tutta la storia della Chiesa (compresi i futuri), che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello? Importante non abiurare al momento... per salvarci la pelle. Allora sì che la nostra sconfitta sarebbe certa!! Umby.
|
|
|
|
Guest_jaki for peace_*
|
Apr 23 2007, 09:46 PM
|
Guest
|
|
|
|
|
Guest_Eliot_*
|
Aug 4 2007, 11:28 AM
|
Guest
|
Posto questo interessante articolo di Enzo Bianchi (monaco laico - non sacerdote - italiano, fondatore e attuale priore della Comunità monastica di Bose) scritto su "La Stampa un'anno fa. Scusate la lunghezza del testo ma non sarei stato capace di farne una sintesi significativa.In dialogo con l’Islam, un’occasione offerta ai cristiani La Stampa, 24 settembre 2006 Tra gli effetti collaterali della globalizzazione e della immediata e universale diffusione delle informazioni, vi è anche il dato che tempi, luoghi, strumenti e modalità della comunicazione e del dialogo sfuggono più facilmente ad attente programmazioni e a precisi protocolli e ordinamenti, e si susseguono con ritmi e semplificazioni che a volte mortificano il testo e il contesto del dialogo stesso. Così vignette e slogan nelle piazze, citazioni inadeguate e ragionamenti complessi, processi pluriennali di confronto ed esternazioni occasionali si ritrovano mescolati e livellati in una sorta di sonno della ragione che, come sovente accade, finisce per generare mostri. In questo modo il compito di chi ricerca con sincerità il dialogo si fa difficile: come purtroppo sappiamo bene, infatti, un albero che cade fa molto più rumore di una foresta che cresce. Eppure il dialogo resta un’istanza che abita l’immensa maggioranza degli abitanti del pianeta terra, divenuto villaggio globale: un’istanza ineludibile nella nostra vita quotidiana, fatta ormai di un intreccio di esistenze tra simili e diversi. Per questo lo chiediamo a chi ha autorità e autorevolezza all’interno del proprio mondo religioso e culturale, e lo pratichiamo ciascuno nel proprio ambito per cercare di tradurre un dato sociologico irreversibile in nuove articolazioni della convivenza civile, della giustizia e del rispetto dei diritti di ogni persona. Il nostro vissuto, infatti, non è determinato da proclami o da scontri di civiltà, ma dall’intersecarsi quotidiano di rapporti personali e familiari, di lavoro, di svago, di attese e di fatiche per un futuro migliore per sé e per le generazioni a venire. Ed è proprio in questa quotidianità, mai banale ma esistenziale, che sperimentiamo la necessità vitale del dialogo con chi è “altro” per cultura, tradizione, etnia, religione. Ignorarlo significa accumulare tensioni che non tarderebbero a esplodere; sfuggirlo per imboccare la scorciatoia dello scontro, magari combattuto in nome della religione, porta solo a sofferenze reciproche e a una manipolazione di Dio stesso, preso in ostaggio tra i belligeranti e strumentalizzato. Sì, questo è il vero dramma per i credenti: Dio vittima di una strumentalizzazione. E in questi giorni anche il papa finisce per essere strumentalizzato da parte degli integralisti, sia musulmani che cristiani, e da parte di politici che colgono opportunisticamente l’occasione delicatissima per mostrarsi difensori dell’identità occidentale e cristiana. Ma con le sue parole a Ratisbona il papa non si è posto quale difensore dell’occidente – come potrebbe farlo chi ha un mandato pastorale per l’intera cattolicità? - né ha dato appoggio a quanti in occidente demonizzano l’islam e lo elevano a Nemico. Tutta la chiesa cattolica – e papa Benedetto XVI ne è il più risoluto interprete, come ha mostrato nell’udienza generale di mercoledì 20 settembre – oggi, alla domanda “Che cosa ha portato di nuovo l’islam?” risponde, con il concilio Vaticano II, che ha portato “un ripudio di molti idoli, per la fede e la conoscenza del Dio unico e vivente” e un messaggio che, come ha ricordato appunto il papa, vuole “per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”. E se nella storia delle religioni vi sono state e vi sono aggressioni, intolleranza e violenza, “sappiamo – scriveva Benedetto XVI nel messaggio per l’incontro interreligioso di Assisi a inizio settembre – che le manifestazioni di violenza non possono attribuirsi alla religione in quanto tale, ma ai limiti culturali con cui essa viene vissuta e si sviluppa nel tempo. Quando però il senso religioso raggiunge una sua maturità, genera nel credente la percezione che la fede in Dio, Creatore dell’universo e Padre di tutti, non può non promuovere tra gli uomini relazioni di universale fraternità”. E’ per superare questi “limiti culturali” che va perseguito con tenacia il dialogo intelligente. E tra cristianesimo e islam il confronto è particolarmente complesso, carico di quattordici secoli di storia, in cui si sono conosciuti periodi di violenza e di guerra ma anche stagioni di convivenza pacifica, di tolleranza quando addirittura non di fecondo intreccio delle rispettive conoscenze filosofiche e scientifiche. Ai nostri giorni, dopo la tragica svolta epocale dell’11 settembre 2001, l’occidente ha visto emergere una islamofobia prima latente, mentre l’opzione di guerra senza tregua imboccata come risposta dagli Stati Uniti, ha suscitato in larghe fasce della popolazione musulmana un antiamericanismo viscerale che a volte sfocia in inimicizia nei confronti dell’intero occidente. Dobbiamo rifiutare fermamente questa deriva fondamentalista guerriera, contraddizione a tutti i principi basilari delle nostre civiltà, siano essi la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Costituzione della nostra repubblica, per non parlare del vangelo di Gesù Cristo e del cuore stesso dell’autentica spiritualità islamica che, secondo le parole del rettore della grande moschea di Parigi, Dalil Boubaker, “è negata dall’islam politico quando giustifica violenza e attentati, quando predica il conflitto con l’occidente, quando invoca lo scontro di civiltà”. Il dialogo con l’islam deve continuare a essere un’occasione offerta a cristiani, credenti di altre religioni e non credenti, per edificare una società contrassegnata da un senso della fraternità universale, da un rispetto dei diritti umani e da una volontà di pace. E’ con il dialogo e non con il muro contro muro che anche i musulmani presenti nei paesi occidentali possono essere aiutati – proprio grazie alla loro condizione di minoranza rispettata in stati di cui riconoscono la legittimità e la legalità del diritto – a elaborare nuove modalità di comunione con la Ummà musulmana. “L’islam dei musulmani di oggi – ha osservato Olivier Roy, uno dei più acuti islamologi contemporanei – non è un’isola culturale, è un fenomeno globale che subisce la globalizzazione e ne partecipa: secolarizzazione e ritorno alla religione, neofondamentalismo e globalizzazione, perdita dell’evidenza religiosa ed emergenza di una religione”. E’ solo nel dialogo che si possono affrontare anche interrogativi di fondo, come quello che riguarda la possibilità o meno per l’islam di usare la critica storica e le scienze esegetiche nei confronti dello “sta scritto” del Corano e della sua tradizione. I musulmani ritengono “increato” il testo del Corano, ma questo non impedisce loro di cogliere alcuni passaggi come riflessioni storicamente datate e quindi, suscettibili di riletture, anche alla luce dei metodi forniti oggi dalle scienze umane: “Il Corano non si spiega da solo – osserva Soheib Bencheick, già gran muftì di Marsiglia – non tiene conferenze, non parla. Ci sono uomini e donne che lo interpretano: se le interpretazioni sono diverse, tanto meglio, a condizione che nessuna di esse si imponga sulle altre fino a proibirle”. E non dimentichiamo che l’ermeneutica, antidoto alla lettura fondamentalista di cui si nutrono tutti gli integralisti, di qualunque religione, interpella allo stesso modo quanti in ambito cristiano dissotterrano oggi le armi della guerra di religione che credevamo ormai appartenere agli angoli più bui del nostro passato. Sì, la grande sfida che attende i fautori del dialogo è quella di evitare una lettura delle differenze, anche profonde, come scontro tra il bene e il male, di rifuggire l’identificazione tra un islam astratto e l’incarnazione del male, di rifiutarsi di demonizzare l’altro. Per riuscire in questa impresa, ciascuno deve fare appello alla ragione di cui tutti sono muniti e che, nel suo fecondo intrecciarsi con i dati della rivelazione, ci riconduce sulle vie del pace e della fratellanza umana. Enzo Bianchi P.S.: Lungi da me, comunque, dal pensarla come Teofilo
|
|
|
|
Guest_jaki for peace_*
|
Aug 15 2007, 11:25 PM
|
Guest
|
Il dialogo con l’islam deve continuare a essere un’occasione offerta a cristiani, credenti di altre religioni e non credenti, per edificare una società contrassegnata da un senso della fraternità universale, da un rispetto dei diritti umani e da una volontà di pace. E’ con il dialogo e non con il muro contro muro che anche i musulmani presenti nei paesi occidentali possono essere aiutati – proprio grazie alla loro condizione di minoranza rispettata in stati di cui riconoscono la legittimità e la legalità del diritto – a elaborare nuove modalità di comunione con la Ummà musulmana. “L’islam dei musulmani di oggi – ha osservato Olivier Roy, uno dei più acuti islamologi contemporanei – non è un’isola culturale, è un fenomeno globale che subisce la globalizzazione e ne partecipa: secolarizzazione e ritorno alla religione, neofondamentalismo e globalizzazione, perdita dell’evidenza religiosa ed emergenza di una religione”. E’ solo nel dialogo che si possono affrontare anche interrogativi di fondo Il dialogo con le altre religioni è fondamentale, mi spiace che il papa sia molto contrario, come lo è stato quando era ancora cardinale. Dopo tutto, il papa non ha detto nulla di male, lo direbbero tutti che Dio non ha mai ordinato di uccidere nel prorpio nome, ma il fatto è che ognuno interpreta il Corano a modo prorpio, anzi, secondo io proprio interessi e ciò non è bene. In Somalia, mi spiace un pò che le Corti Islmaiche siano andate via, a Mogadiscio, arrivate le Corti Islamiche, era sparita la droga dalle strade, il porto seppur distrutto avevainiziato a ricevere timidamente carichi commerciali. Ecco, vedevo che le cose andavano per il meglio, ora invece arrivano gli americani, a ficcar il naso dove ci sono interessi economici e a far la guerra in casa d'altri, (mai nella propria), e ke succede, via il commercio, si alle bombe e ad uccidere i giornalisti, che portano la verità e quindi la libertà, si alla droga e si ad uccidere quelli che sembrano terroristi. Io penso che se la potenza usa e la sua stra-prepotenza non si fermi, anche noi rischiamo di essere bombardati con gli aerei da vicenza e da aviano, o di essere deportati in Egitto per aver frequentato una moschea. Un movimento di popolo per far avicinare le due religione è un'ottima arma del tutto pacifica che farà in modo di fare la pace e non la guerra
|
|
|
|
|
Aug 16 2007, 08:28 AM
|
Advanced Member
Gruppo: Administrator
Messaggi: 85
Iscritto il: 1-June 05
Utente Nr.: 2
|
Alcune puntualizzazioni: 1) Che l'Islam stia perseguendo una politica di espansione è innegabile e solo chi chiude gli occhi non si accorge di questo fenomeno. Potete guardare ad esempio all'Indonesia, alle Filippine, al Sudan, a vaste zone dell'Africa ecc... 2) Che ci sia un progetto di dominio sugli altri popoli e le altre culture non sono io a dirlo ma è lo stesso corano e gli interpreti di esso: “Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti.” (C.2:191) “Combatteteli finchè non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano.” (C.2:193) “La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso.” (C.5:33) “Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!” (C.8:12) “Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati.” (C.8:60) “Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati.” (C.9:5) “Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati.” (C.9:29) “O voi che credete! Combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi. Sappiate che Allah è con coloro che Lo temono.” (C.9:123) “Non obbedire ai miscredenti; lotta invece con essi vigorosamente.” (C.25:52) Sono solo alcune citazioni, ma se ne potrebbero fare tante altre... Su «L'Osservatore Romano» del 15 Ottobre 1999 apparve un’intervista a mons. Giuseppe Germano Bernardini, arcivescovo cappuccino di Izmir, in Turchia. In essa si ricordava un episodio avvenuto durante un incontro ufficiale di «dialogo» cristiano-islamico. Uno degli oratori musulmani, rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse a un certo punto: «Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo». (Per chi vuole approfondire http://www.italian.faithfreedom.org/website/newIndex_ITA.phphttp://www.fattisentire.net/modules.php?na...rticle&sid=2634 ) 3) Il dialogo non è il massimo valore evangelico. Il comando che Gesù da è quello di evangelizzare, che è cosa molto diversa. All'Islam di dialogare non gliene frega niente. 4) Enzo Bianchi non mi rappresenta nulla: l'ho cancellato dalle mie letture e dalla mia considerazione da quando scrisse che noi mercedari dobbiamo "suicidarci" perché il nostro carisma non ha nulla da dire al mondo d'oggi... 5) Smettiamola di dipingere gli Stati Uniti come il male del secolo e la causa di ogni problema mondiale. Se noi stiamo qui adesso lo dobbiamo anche a loro.
--------------------
Ciao
fra Efisio
|
|
|
|
Guest_jaki for peace_*
|
Aug 16 2007, 10:33 PM
|
Guest
|
(efisio @ Giovedì, 2007-Ago-16, 09:28) 5) Smettiamola di dipingere gli Stati Uniti come il male del secolo e la causa di ogni problema mondiale. Se noi stiamo qui adesso lo dobbiamo anche a loro. Beh, gli Usa non sono il male del secolo, ci sono le due guerre mondiali, i periodi dittatoriali nei vari paesi, la mafia, il terrorismo, le brigate rosse, i terroristi neri. Non dico che gli Usa siano il male del secolo, ma le guerre che hanno creato negli ultimi anni sono i mali del 90 e del 2000! Riporto qui, una notizia dell'agenzia Misna, poi se è proibito, lascio il link così potete leggerla: JORDAN 14/8/2007 2.29 UNA COMMISSIONE PER PROMUOVERE IL DIALOGIO TRA LE RELIGIONI Church and Mission, Brief Cento personalità di primo piano della Giordania sono state chiamate a comporre una nuova commissione incaricata di promuovere il dialogo tra religioni e combattere l’estremismo. Battezzata “Salam (pace in arabo) 100”, la commissione deve “permettere un dibattito e una discussione pacifica ricorrendo alla forza delle idee come mezzo per calmare i conflitti e trovare soluzioni ai gravi problemi”, si legge in un comunicato, nel quale si aggiunge che l’affare delle caricature del profeta Mohamed pubblicate sulla stampa danese che avevano scatenato una ondata di violenze “hanno mostrato la mancanza di una direzione intellettuale” nel mondo musulmano. La commissione composta tra l’altro dal direttore generale dell’Organizzazione islamica per l’educazione, le scienze e la cultura Abdouaziz Othman Altwaijri e gli ex-primi ministri yemeniti Karim al-Eryani e Haider Abou Bakr al-Attas “propone di sormontare le paure e le incomprensioni che sono sfruttabili dagli estremisti di qualsiasi denominazione”. [AZ] Copyright © MISNA Riproduzione libera citando la fonte. Redazione MISNA Via Levico 14 00198 Roma misna@misna.org Ecco, il link, se è probito pubblicare la notizia: www.misna.org cliccate sulla sezione: Chiesa e Missione nelle scritte che corrono verso l'alto.
|
|
|
|
|
Aug 16 2007, 11:30 PM
|
Advanced Member
Gruppo: Administrator
Messaggi: 85
Iscritto il: 1-June 05
Utente Nr.: 2
|
Egitto, caccia al convertito «È diventato cristiano e merita di essere ucciso» da "Il Giornale" del 15 agosto 2007
Lo ha rovinato una semplice foto, un’immagine che lo raffigura accanto a un poster della Vergine Maria e a un Vangelo, e per questa colpa deve morire. È quello che sta accadendo in Egitto, Paese arabo «moderato», a un ragazzo di 25 anni. Il caso di Mohammed Hegazy sta facendo discutere l’intero Paese. Sono in molti ad accusarlo, per prima l’università-moschea di al Azhar del Cairo, il principale centro religioso dell’ortodossia islamico-sunnita. I guai di Hegazy sono iniziati nove anni fa, quando decise di abbandonare l’islam per diventare cristiano, più precisamente copto, e cominciò a frequentare la chiesa della sua città, Port Said, lungo il canale di Suez. Da allora la sua vita è stata un inferno. L’Egitto è tra i Paesi a maggioranza musulmana in cui è obbligatorio indicare la voce «religione» nei documenti d’identità. I problemi arrivano quando un musulmano intende cambiare religione. L’islam non prevede l’abbandono e chi lo fa compie il reato di apostasia. In Paesi come l’Arabia Saudita, il Pakistan o l’Iran si è puniti con la condanna a morte. Ieri a Teheran un uomo è stato arrestato e rischia l’impiccagione perché trovato in possesso di una copia del Vangelo. Non è il caso dell’Egitto, dove però la religione islamica è, per Costituzione, la fonte principale dell’ordinamento giuridico e accanto ai tribunali civili ci sono quelli coranici che applicano la Sharia. A questo si aggiunge un serio problema burocratico: chi si converte e non vuole più essere seguace di Allah si ritrova con i documenti che dichiarano il falso. Bisogna allora scegliere se lasciare le cose come stanno e vivere una vita a metà o tentare una missione impossibile: chiedere il riconoscimento giuridico della conversione. È quello che sta facendo Hegazy, che da anni sta portando avanti una battaglia contro lo Stato egiziano. È la prima volta che nel Paese viene richiesto di aprire una causa legale per questo motivo. La sua volontà non si è fermata né di fronte alle torture inflittegli ogni volta che è stato messo in carcere - la prima quando l’apostasia fu scoperta - né davanti alle fatwa, gli editti religiosi coranici con valore di legge, che chiedono la sua testa. Le ragioni di tanta determinazione le racconta lui stesso: «Voglio essere un esempio per tutti coloro che decidono di abbandonare la religione islamica e hanno paura di dichiararlo pubblicamente - ha spiegato con orgoglio -. E poi voglio sposarmi in chiesa, poter dare a mio figlio un nome cristiano e battezzarlo senza correre i rischio di essere arrestato». Hegazy tra pochi mesi diventerà papà, sua moglie è al quarto mese di gravidanza, e vorrebbe coronare il sogno d’amore davanti a un sacerdote. Lui e Zeinab sono stati obbligati a sposarsi con rito musulmano perché sui loro documenti così è ancora scritto, pena un matrimonio nullo. Oggi Hegazy è costretto a nascondersi in un luogo segreto e vivere in clandestinità perché la sua situazione, negli ultimi giorni, si è ulteriormente aggravata. A complicare le cose è stata la fotografia che lo ritrae insieme con la moglie accanto a un manifesto della Vergine Maria e a una copia del Vangelo all’interno di un centro di preghiera copto. L’immagine ha fatto il giro del mondo su internet ed è arrivata anche ai fondamentalisti islamici in patria e all’estero. Immediatamente gli sono piovute addosso minacce di morte e fatwa che chiedono il suo «sangue traditore». Il verdetto più duro è arrivato dal più importante centro sunnita, l’università-moschea di al Azhar del Cairo, definita il «Vaticano dei musulmani». Così Soad Saleh, il preside della facoltà di Scienze islamiche, ha commentato la vicenda: «Chi rinuncia all’islam è un apostata e merita di essere ucciso - ha detto senza giri di parole -, tanto più se ci si vanta facendosi fotografare con la moglie vicino al Vangelo». Una sentenza di morte senza appello, considerato il seguito che questa istituzione ha nel resto del Paese e del mondo islamico. Una doccia fredda in chi aveva creduto nelle parole del Gran Muftì d’Egitto, Ali Gomaa, che aveva parlato di conversioni come «atto libero e personale». Una sconfitta per la comunità copta d’Egitto, una «minoranza» religiosa di otto milioni di persone.
--------------------
Ciao
fra Efisio
|
|
|
|
|
Aug 17 2007, 08:12 AM
|
Advanced Member
Gruppo: Administrator
Messaggi: 85
Iscritto il: 1-June 05
Utente Nr.: 2
|
Cipro: violenza anti-cristiana da parte di miliziani turchi
Secondo l'Arcivescovo ortodosso dell'isola la colpa è delle “interferenze di Ankara”
CIPRO, giovedì, 16 agosto 2007 (ZENIT.org).- In un comunicato del 13 agosto scorso l'Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro, Sua Beatitudine Chrysostomos II, ha denunciato che la celebrazione della Messa nel monastero di San Barnaba di Famagosta, nel territorio occupato dall'Esercito Turco, è stata impedita con la violenza. Secondo quanto si legge nella nota, “quando l'Archimandrita monsignor Gabriele si è recato nel monastero, trasformato dai Turchi in museo e finora accessibile ai cristiani dietro pagamento di un biglietto, un gruppo di sedicenti membri della 'Polizia turco cipriota', in realtà una milizia irregolare, sono intervenuti ordinando di sospendere la funzione”. “Alle proteste di monsignor Gabriele i miliziani hanno cacciato a forza i fedeli, e mentre il religioso si ostinava a terminare la messa hanno coperto la voce del celebrante con insulti e bestemmie contro la fede cristiana. Tutti i presenti sono stati schedati dai sedicenti poliziotti”, continua il comunicato.
Si tratta dell'ultimo episodio di tensione nella regione settentrionale di Cipro occupata dalla Turchia nel 1974, con 40 mila soldati. La parte meridionale dell’isola, greca e cristiana, è invece entrata a far parte dell’Unione Europea il 1° maggio del 2004. L’occupazione turca ha causato morti, distruzioni e uno spostamento forzato di popolazioni. Circa 200 mila greco-ciprioti di fede cristiana ortodossa che abitavano nel nord dell’isola sono fuggiti al sud. E viceversa, i turco-ciprioti del sud, musulmani, si sono spostati al nord. Nel 1983 la Turchia ha consolidato l’occupazione creando una Repubblica Turca del Nord di Cipro, riconosciuta internazionalmente dal solo governo di Ankara. Un muro, la cosiddetta “linea verde”, presidiato da caschi blu delle Nazioni Unite divide le due parti dell’isola e taglia la capitale Nicosia. Nell’aprile del 2004 l’ONU ha sottoposto a referendum un piano di confederazione tra i due Stati, ma esso è stato respinto dai greco-ciprioti del sud.
Intanto, l’islamizzazione del nord dell’isola s’è concretizzata nella distruzione di tutto ciò che era cristiano.
Recentemente l'Arcivescovo Chrysostomos II, vivamente preoccupato per la libertà dei cristiani a Cipro, aveva rivolto un appello al Presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, al Cancelliere tedesco, Angela Merkel, e al Presidente della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso, perchè gli venga consentito di restaurare a spese della Chiesa locale le cinquecento chiese cristiane che si trovano nei territori occupati dai Turchi. Molte di queste chiese, alcune delle quali non ortodosse, come quella maronita o quella armena, sono state trasformate dagli occupanti in depositi militari, stalle, discoteche e a volte anche moschee. “L'incidente accaduto – spiega il comunicato – pare rispecchiare le ultime dichiarazioni del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Turche, il Generale Yasar Buyukanit, il quale lo scorso 30 luglio ad Ankara, in commemorazione dell'invasione di Cipro, ha dichiarato che l'Esercito Turco non abbandonerà mai le terre conquistate con le armi”.
Ad esasperare i toni del confronto tra la comunità greco-ortodossa e quella turco-cipriota musulmana contribuisce anche la decisione di Ankara di non consentire la visita dell’Arcivescovo greco-ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, prevista tra il 17 e 21 agosto prossimi. Secondo quanto riferito dall'agenzia “Asianews”, la visita, di carattere prettamente religioso, era già stata rinviata una prima volta dal governo turco nel maggio scorso, invocando il pretesto del clima pre-elettorale e le possibili conseguenze politiche dell’incontro. “Il governo di Ankara ha mostrato il suo vero volto”, ha detto Chrysostomos II alla Radio greca “Skai”, annunciando poi “l’intenzione di inviare una lettera alla Santa Sede e al Consiglio mondiale delle Chiese, per metterle a conoscenza dell’accaduto”. Chrysostomos ha infine precisato che “non esistono divergenze tra i greco-ortodossi ed i fratelli turco-ciprioti musulmani” e che il problema vero è nelle “interferenze di Ankara, che blocca qualsiasi tentativo di integrazione delle due comunità nel reciproco rispetto”.
--------------------
Ciao
fra Efisio
|
|
|
|
Guest_Eliot_*
|
Aug 19 2007, 05:23 PM
|
Guest
|
Bene, da ciò che intuisco (!) al dialogo fra cristiani e musulmani si preferisce anteporre sopratutto l'identità cristiana, e a questo punto, credo quella cattolica. Ciò che mi spaventa è che in questo atteggiamento, e purtroppo lo vedo in tante persone che si definiscono “praticanti”, venga tralasciato inevitabilmente il più grande insegnamento di nostro Signore: e cioè l'insegnamento più grande, quello dell'Amore. Quell'amore che, secondo il Suo esempio, dovrebbe portare ciascuno di noi a donare la vita per i propri fratelli, proprio in nome di quell'immenso amore che Lo ha portato a morire sulla croce. Dovremo sforzarci tutti quanti ad essere meno identitari, ad avere sempre in mano una bandiera da sventolare, a contrapporsi a chi non la pensa come noi con le proprie verità anche se queste giungono dalla propria fede. Poi mi si dirà: ma io rispetto, sono gli altri che non rispettano e anzi mettono in galera, uccidono solo per il motivo che sono diversi. Ma io dico: Padre Sartori amava la terra in cui è stato chiamato a dare la sua testimonianza, amava il popolo a cui con la sua fede e il suo esempio a donato al sua vita, ha perdonato il suo carnerfice e come lui tanti altri a cominciare dai primi martiri della nostra fede. Tutti hanno perdonato i propri carnefici imitando Gesù sulla croce. Cominciamo a farlo anche noi.
Ciao.
|
|
|
|
Guest_Eliot_*
|
Sep 3 2007, 11:36 AM
|
Guest
|
Scusa Teofilo ma sei un po’ fuori strada, non ho ben capito se vuoi forzatamente far passare un tuo pensiero o cosa. Chi ha parlato di piani di importanza?! Chi ha parlato di “altri fondatori di religioni”? Forse dobbiamo spiegarci sul termine “religione” o “fondatori”? Io credo in Gesù Cristo morto e risorto per la mia e la tua salvezza (nel senso della nostra salvezza) e non mi pare che da quello che ho scritto si evinca il contrario. Ripeto, vuoi forzare il tuo teorema? Io ho semplicemente detto di stare attenti a non fare della nostra identità cristiana una bandiera da sventolare ogni qualvolta ci sentiamo in pericolo. No, forse non dobbiamo spiegarci sul termine religione, ma sul termine “identità” perché sappiamo tutt’e due di essere cristiani ma abbiamo forse due modi diversi di intendere la fede. Attento a non banalizzare il concetto di identità, il pericolo c’è. L’identità nasconde spesso ambiguità, e la sua difesa esasperata finisce inevitabilmente con il puro e semplice allineamento alla Chiesa e questo è pericoloso e, appunto, ambiguo, perchè con la fede poco c'entra. Soprattutto, occulta la domanda se l’identità sia un fatto oppure, nei limiti in cui siamo capaci di elaborare e selezionare culturalmente il nostro passato e progettare un avvenire, un’elezione. Come se non potesse essere altrimenti, la si assume come fatto o, meglio, insieme di fatti, cioè storia. Siamo prodotti della storia e non possiamo negare la storia senza negare noi stessi. Quante volte si è detto: non possiamo recidere le radici! E le radici sono un dato della vita naturale. Questa concezione dell’identità è acritica e aggressiva e corrisponde all’idea di sé propria delle società tribali. E’ acritica, perché nell’identità in cui dovremmo riconoscerci starebbero, allo stesso titolo e col medesimo valore, il centurione che presso il Colosseo ci ricorda il panem et circenses e l’Accademia dei Lincei che rinnova il ricordo dell’Umanesimo italiano, la Marcia su Roma e le Fosse Ardeatine, per fare qualche esempio. Non è forse una coincidenza se una certa storiografia revisionista che, tramite assoluzioni generalizzate e appiattimento dei valori, chiede l’assunzione in blocco del passato nella nostra identità «nazionale» è la stessa che difende il Cristianesimo come religione civile. Ma questa concezione è anche aggressiva. Di fronte alle sfide, non ci possiamo mettere in discussione. Se lo facessimo, tradiremmo noi stessi o il gruppo cui apparteniamo. L’unica possibilità è l’autodifesa e qualunque mezzo è a priori legittimo, anzi santo. Appellarsi all’identità equivale a battere il pugno sul tavolo contro gli estranei che sono o si affacciano tra noi. Sono questi i rischi che corriamo e le crociate hanno causato già abbastanza danni a suo tempo!
|
|
|
|
|
Sep 4 2007, 10:28 PM
|
Advanced Member
Gruppo: User
Messaggi: 177
Iscritto il: 20-October 05
Da: Cagliari
Utente Nr.: 34
|
(Eliot @ Lunedì, 2007-Set-03, 12:36) Sono questi i rischi che corriamo e le crociate hanno causato già abbastanza danni a suo tempo! Cerca in rete e vedrai che le crociate, pur con tutti gli abusi di cui Giovanni Paolo II ha fatto menzione e chiesto scusa, sono state una manosanta. E mi riallaccio a un altro argomento. Turchia in Europa? Non se ne parla!
--------------------
"Peace begins with a smile" (Madre Teresa di Calcutta)
Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell'orco.
|
|
|
|
Guest_Eliot_*
|
Sep 5 2007, 09:46 AM
|
Guest
|
(Capricorn @ Martedì, 2007-Set-04, 23:28) Cerca in rete e... sono state una manosanta. Grazie a Dio non avrei bisogno di andare in rete per sapere cosa sono state le Crociate, il mio era solo un esempio. Sono rimasto su linee generali per spiegare ciò che per me è il concetto di "identità". Parlare di crociate richiede un trhead apposta per la sua vastità che abbraccia una storia di quasi mille anni. Dire però che siano state una mano santa...rabbrividisco al solo vederlo scritto. Ma dove l'hai trovata questa cosa?? In rete si trova di tutto e di più e ciò va anche bene, sotto certi aspetti, ma attenzione a non bere tutto senza un minimo di criticità!
|
|
|
|
|
Sep 5 2007, 01:30 PM
|
Advanced Member
Gruppo: User
Messaggi: 177
Iscritto il: 20-October 05
Da: Cagliari
Utente Nr.: 34
|
(Eliot @ Mercoledì, 2007-Set-05, 10:46) In rete si trova di tutto e di più e ciò va anche bene, sotto certi aspetti, ma attenzione a non bere tutto senza un minimo di criticità! Mi riferisco ovviamente a fonti sane. Io penso solo che, senza crociate, ora tu e io staremmo inginocchiati a pregare verso la Mecca. Il perché te lo puoi immaginare da solo.
--------------------
"Peace begins with a smile" (Madre Teresa di Calcutta)
Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell'orco.
|
|
|
|
Guest_Eliot_*
|
Sep 5 2007, 03:33 PM
|
Guest
|
(Capricorn @ Mercoledì, 2007-Set-05, 14:30) Mi riferisco ovviamente a fonti sane. Sarei proprio curioso di conoscerle queste fonti Ma sono le stesse per cui dici che senza le crociate sareme inginocchiati davanti a La Mecca? E, guarda, il fatto che me lo possa immaginare ... non me lo immagino proprio. Spiegamelo tu, visto che sei molto informato. Caro Capricorno ma non ti è venuto in mente che le crociate come pure tutte le guerre, comprese quelle attuali, si sono sempre fatte per ragioni economiche o politiche se non per ampliare semplicemente la propria influenza territoriale? La religione (se non la si vede come forma fondamentalista) centra sempre poco e men che meno la fede.
|
|
|
|
|
Sep 5 2007, 05:45 PM
|
Advanced Member
Gruppo: User
Messaggi: 177
Iscritto il: 20-October 05
Da: Cagliari
Utente Nr.: 34
|
(Eliot @ Mercoledì, 2007-Set-05, 16:33) (Capricorn @ Mercoledì, 2007-Set-05, 14:30) Mi riferisco ovviamente a fonti sane. Caro Capricorno ma non ti è venuto in mente che le crociate come pure tutte le guerre, comprese quelle attuali, si sono sempre fatte per ragioni economiche o politiche se non per ampliare semplicemente la propria influenza territoriale? La religione (se non la si vede come forma fondamentalista) centra sempre poco e men che meno la fede. Se vuoi ti dico che l'unica crociata condannata dal Papa (dell'epoca) è solo la 4°. Le altre sono tutte giustificate, nè più nè meno. "Perdiamo la crociata per il malcostume dei cristiani" (S. Francesco) gliene importava anche a lui...
--------------------
"Peace begins with a smile" (Madre Teresa di Calcutta)
Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell'orco.
|
|
|
|
Guest_Eliot_*
|
Sep 5 2007, 06:13 PM
|
Guest
|
(Capricorn @ Mercoledì, 2007-Set-05, 18:45) "Perdiamo la crociata per il malcostume dei cristiani" (S. Francesco) Per dimostrarti che anche io uso internet per le mie ricerche (quando ho fretta); però ti pregherei di non fare che questo trhead diventi un dialogo solo tra noi due, aspettiamo che altri si possano inserire nel discorso che comunque non vorrei solo su questo tema ma che riprendesse quello con il quale avevo iniziato. Vabbè comunque per la cronaca: Un esempio di dialogo con il "nemico" Francesco d'Assisi e le crociate Questo brano è tratto dalla lunga lettera di Tiziano Terzani a Oriana Fallaci dopo l'11 settembre. Tiziano Terzani Fonte: http://www.corriere.it/speciali/fallaci-forum/terzani6.shtml8 ottobre 2004 Dove sono oggi i santi ed i profeti? Davvero, ce ne vorrebbe almeno uno! Ci rivorrebbe un San Francesco. Anche i suoi erano tempi di crociate, ma il suo interesse era per «gli altri», per quelli contro i quali combattevano i crociati. Fece di tutto per andarli a trovare. Ci provò una prima volta, ma la nave su cui viaggiava naufragò e lui si salvò a malapena. Ci provò una seconda volta, ma si ammalò prima di arrivare e tornò indietro. Finalmente, nel corso della quinta crociata, durante l'assedio di Damietta in Egitto, amareggiato dal comportamento dei crociati («vide il male ed il peccato»), sconvolto da una spaventosa battaglia di cui aveva visto le vittime, San Francesco attraversò le linee del fronte. Venne catturato, incatenato e portato al cospetto del Sultano. Peccato che non c'era ancora la Cnn - era il 1219 - perché sarebbe interessantissimo rivedere oggi il filmato di quell'incontro. Certo fu particolarissimo perché, dopo una chiacchierata che probabilmente andò avanti nella notte, al mattino il Sultano lasciò che San Francesco tornasse, incolume, all'accampamento dei crociati. Mi diverte pensare che l'uno disse all'altro le sue ragioni, che San Francesco parlò di Cristo, che il Sultano lesse passi del Corano e che alla fine si trovarono d'accordo sul messaggio che il poverello di Assisi ripeteva ovunque: «Ama il prossimo tuo come te stesso». Mi diverte anche immaginare che, siccome il frate sapeva ridere come predicare, fra i due non ci fu aggressività e che si lasciarono di buon umore sapendo che comunque non potevano fermare la storia." ti saluto Eliot
|
|
|
|
|
|
26 utenti stanno leggendo questa discussione (26 visitatori e 0 utenti anonimi)
0 utenti:
|
|
|
|