Il Vescovo sudanese Mons. Hiiboro Kussala, della Diocesi meridionale di Tombura Yambio, ha denunciato terribili massacri di cristiani.
“Il 13 agosto scorso, i ribelli sono entrati nella chiesa della mia parrocchia ed hanno preso tante persone in ostaggio. Mentre fuggivano nella foresta, ne hanno uccise sette: li hanno crocifissi agli alberi. Si verificano tanti drammi come questo. Alcuni di loro sono stati istruiti da al Qaeda in Afghanistan: sono contro la Chiesa. Il progetto è intimidire i cristiani”.
Vivere il Vangelo in Sudan è una scelta difficile, si corre il rischio del martirio, ha dichiarato Mons. Kussala: “Noi viviamo proprio in questo senso, perché stanno uccidendo la gente, bruciano le loro case, le chiese: questo è martirio”.
I cristiani vivono nella paura. “Ma noi non vogliamo morire: tutto questo rafforza la fede della gente, la gente continua a venire in chiesa”.
Essere segno di pace e di riconciliazione è testimoniare il Vangelo in una terra che perseguita i cristiani: “Questo è il nostro motto, continuare a vivere la riconciliazione e la pace. Dopo sei secoli, il cristianesimo è stato praticamente distrutto nel Nord del Sudan, e noi ne soffriamo in nome del Signore”.
Pensando alla situazione della sua Diocesi e al conflitto del Darfur, Mons. Kussala ha chiesto aiuto alla comunità internazionale, ma ha anche detto “Abbiamo bisogno dei buoni samaritani della Sacra Bibbia”.
“Vogliamo i buoni samaritani: i nostri fratelli, i nostri amici nella comunità internazionale possono venire in nostro aiuto. Ma più ancora di questo, chiediamo preghiere, tante! Per noi, affinché possiamo essere forti e proseguire su questo cammino così difficile. Ma con il Signore, lo sappiamo bene, alla fine vinceremo!”, ha concluso.
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