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Papa, islam e cristiani - Forum Mercede.it
Ultimo Urlo - Inviato da: efisio - Domenica, 03 Giugno 2018 00:10
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> Papa, islam e cristiani
efisio
messaggio Sep 27 2007, 10:19 PM
Messaggio #61


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E così rispondo al poeta e drammaturgo statunitense e al poeta e drammaturgo inglese, oltre agli altri che poeticamente e prosaicamente sono intervenuti in questa discussione.

Mi è piaciuto molto di più Eliot il tuo ultimo argomentare e i tuoi desideri in fondo sono anche i desideri di altri.
E' come quando in comunità o in famiglia ci sono delle discussioni: tutti vogliamo la stessa cosa ma la vogliamo in maniere diverse, o comunque i modi per arrivarci devono per forza di cose essere diversi. Devono perché abbiamo teste, sentimenti, percezioni ecc. diversi.
Non è che gli altri siano chiusi perché non collimano con la tua visione delle cose, perché anche tu potresti essere accusato della stessa chiusura...
E' che questa diversità in questo momento stride. Speriamo arrivi anche un momento in cui arricchisca.

L'irenismo di maniera non è quello che cerca punti di contatto, ma quello che per dialogare svende o abbassa i propri valori, ottenendo d'altra parte disprezzo. Perché il modo per farsi disprezzare dai musulmani è proprio quello di non difendere a spada tratta la propria fede e la propria cultura. Fatto questo puoi riuscire a instaurare un rapporto dialogico (forse!).

Comunque grazie a tutti per la discussione!


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Ciao

fra Efisio
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efisio
messaggio Sep 27 2007, 10:24 PM
Messaggio #62


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Per riprendere il tema iniziale posto questa notizia di Zenit di una settimana fa...

Benedetto XVI incoraggia il dialogo con i credenti nell’islam per evitare l’intolleranza e prevenire la violenza.
E’ questa la proposta che ha presentato questo giovedì ricevendo nella residenza pontificia di Castel Gandolfo i Vescovi del Benin in occasione della loro visita quinquennale “ad limina apostolorum al Papa e ai suoi collaboratori.
Nel suo discorso, preparato in francese, il Vescovo di Roma ha espresso ai presuli africani la propria “soddisfazione constatando che in genere le relazioni tra cristiani e musulmani” nel Paese “si svolgono in un ambiente di reciproca comprensione”.
“Per evitare che si sviluppino forme di intolleranza e per prevenire ogni violenza è necessario incoraggiare un dialogo sincero, fondato su un reciproco riconoscimento sempre più vero”.
Questo dialogo, ha spiegato il Pontefice, si realizza in particolare “attraverso relazioni umane rispettose, l’intesa sui valori della vita e una cooperazione reciproca in tutto ciò che è promuovere il bene comune”.
“Tale dialogo esige anche di preparare persone competenti per aiutare a conoscere e comprendere i valori religiosi che abbiamo in comune e rispettare lealmente le differenze”.
Il Benin ha sette milioni di abitanti: il 23% è cristiano, il 10% musulmano e il 65% pratica le religioni tradizionali.


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Ciao

fra Efisio
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Teofilo
messaggio Sep 28 2007, 12:17 PM
Messaggio #63


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Le parole del papa come al solito centrano nel segno perché è inutile rispondere alla violenza con la violenza (ad esempio con nuove Crociate ),sarebbe un po' come tentare di spegnere un fuoco aggiungendone dell'altro....ecco quindi che saggiamente il santo padre incoraggia al dialogo proprio per prevenire sopraffazioni ed intolleranze.
Mi conforta il fatto che il dialogo di cui parla il sommo pontefice non sia un concetto astratto ma si appelli al canone della reciprocità, alle relazioni rispettose, alla cooperazione per il bene comune, alle intese sui valori religiosi e al rispetto per le reciproche differenze.
Si tratta a mio modo di vedere di una forma di dialogo che solitamente è difficile da realizzare negli stati confessionali islamici ma, a quanto ci dimostra ( dandoci speranza ) questa notizia di Zenit, non impossibile.... se non altro nei paesi a minoranza musulmana dove i fondamentalismi probabilmente sono meno forti.
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alex
messaggio Oct 2 2007, 04:20 PM
Messaggio #64


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Wow, questa è stata la discussione con più risposte in assoluto, mi sembra!! wink.gif


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Teofilo
messaggio Oct 4 2007, 07:13 PM
Messaggio #65


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Poiché la discussione ha raggiunto il record di visite mi sembra brutto farla morire qui.....quindi vi posto un'intervista apparsa su Avvenire che ci richiama a Ratisbona.

Intervista ad Arrigo Petacco: «Ribalto il politicamente corretto della storiografia: nel Medioevo l’Europa frenò l’onda islamica».

[Da «Avvenire», 2 ottobre 2007]

I slam e cristianità si e­rano già incrociati a Ratisbona. Secoli pri­ma del discorso di Bene­detto XVI di un anno fa, al quale interessate strumen­talizzazioni hanno dato coloriture improprie, pro­prio la città tedesca rap­presentò la punta di mas­sima avanzata dell’ondata musulmana che tentava di sommergere definitiva­mente l’Europa. Una coin­cidenza che ha catturato l’attenzione del giornalista e divulgatore storiografico Arrigo Petacco: «Incuriosi­to, sono andato a frugare nelle carte, per cercare di ricordare che cosa era realmente accaduto a Ra­tisbona. Ed è saltato fuori come quel luogo sia alta­mente simbolico dei rap­porti tra islam e cristia­nità». Petacco ha convo­gliato le sue ricerche nel suo nuovo saggio L’ultima crociata. Quando gli otto­mani arrivarono alle porte dell’Europa, in uscita oggi per Mondadori (pagine 248, euro 18,00). Un volu­me che, significativamen­te, si apre proprio con le parole di Manuele II Pa­leologo riportate dal papa: «Una citazione – ammette Petacco – che ignoravo.
Approfondendo, ho poi appurato che Manuele II fu l’imperatore bizantino che per più volte si era in­sistentemente rivolto alla Chiesa latina per ottenere un aiuto contro la minac­cia musulmana. Purtrop­po, Roma non rispose al­l’appello, e alla fine la Chiesa di Bisanzio fu fago­citata dall’islam».

Il titolo del suo lavoro si richiama espressamente all’«ultima crociata», quella combattuta sotto le mura di Vienna assediata. Eppure il termine sembra essere ancora d’attualità, frequente com’è nei di­scorsi degli estremisti i­slamici...

«Continua la retorica che identifica ’crociati’ ed ’e­brei’ con cattivo, il nemi­co. Ma nel mio libro io ho voluto offrire, sulle crocia­te, una chiave di lettura nuova. Da qualche tempo i nostri storici, in nome del politicamente corretto – che poi significa dire bu­gie pur di star tranquilli con tutti –, hanno messo in giro la tesi che le crocia­te furono una vile aggres­sione dei cristiani cattivi contro il pacifico popolo i­slamico. Invece è andata esattamente al contrario: le crociate furono la legit­tima reazione ispirata dal­la Chiesa quando si accor­se che ormai l’islam era sul punto di fagocitarsi l’Europa intera. Ci si di­mentica troppo spesso che, quando Urbano II nel 1095 proclamò la prima crociata, l’avanzata isla­mica si era già spinta fino a Poitiers, un paio di secoli prima; che aveva occupa­to la Spagna; che aveva sommerso la Sicilia; che si era spinta in Calabria. So­lo un secolo prima una spedizione musulmana a­veva risalito il Tevere fino a devastare la basilica di San Pietro. Urbano II ave­va capito che era arrivato il momento di fare qual­cosa: altrimenti, sarebbe stata la fine dell’Europa cristiana. Ecco: le crociate furono sì una guerra san­ta, ma condotta per re­spingere un’altra guerra santa – la jihad – che era in atto ormai da secoli».

E Ratisbona?

«Prima di tutto, Ratisbona era la città dove aveva se­de la Dieta del Sacro ro­mano impero. E poi, la cosa più importante: pro­prio Ratisbona fu la punta di massima penetrazione raggiunta dalla cavalleria del sultano, nel suo tenta­tivo di invadere l’Europa.
Quando Vienna fu cinta per la seconda volta d’as­sedio, nel 1683, le armate musulmane si spinsero un po’ più a nord di Vien­na: fino a Ratisbona, ap­punto. È questo che dona un significato particolare a quel luogo».

Allora la cristianità, solca­ta dal recente scisma pro­testante, seppe reagire in modo compatto davanti alla minaccia islamica?

«L’Europa riuscì a mostrar­si unita. Oggi, purtroppo, sembra non esserne più capace, ma allora, per quanto la cristianità fosse divisa da lotte intestine, quando scattava l’allarme dell’invasione islamica il papa riusciva, bene o ma­le, a rimetterla insieme.
Con un’eccezione: la Fran­cia, che già allora trescava con l’islam tanto da riusci­re a concludere, con Fran­cesco I, quella che fu defi­nita l’’empia alleanza’ di un re cattolico con il sulta­no. Ma gli altri Paesi cri­stiani, perfino l’Inghilterra, riuscirono a serrare le fila, sorretti dal collante della medesima fede».

Nel suo saggio dedica ampio spazio anche a un altro momento cruciale del plurisecolare scontro tra islam e Occidente: la battaglia di Lepanto. Un episodio che ancora ri­corre frequentemente in certa retorica fondamen­talista...

«Per loro fu uno scacco de­cisivo, il momento in cui l’onda islamica dovette ri­nunciare al suo sogno di cogliere la ’mela rossa’ – così era indicata, nell’im­maginario collettivo mu­sulmano, Roma, con la sua basilica di San Pietro. In effetti, se quella battaglia fosse stata vinta dall’islam la storia dell’Europa a­vrebbe avuto tutt’altro corso. E le nostre donne porterebbero il velo».

E l’assedio di Vienna?

«Si era nuovamente in bili­co, ma anche quella volta gli islamici furono respinti. In definitiva, tutto si deve a quell’eroica figura di pa­dre Marco d’Aviano. Un predicatore formidabile, con quelle sue omelie do­ve mescolava tedesco, ita­liano e latino eppure riu­sciva sempre a farsi capire. Fu lui l’anima dell’ultima crociata, con un ruolo simmetrico a quello rico­perto da Pietro l’eremita in occasione della prima. I musulmani lo chiamavano l’uomo con il pezzo di le­gno in mano: che sarebbe il crocifisso... Marco d’A­viano è stato una leggenda nel mondo islamico, men­tre in Occidente è stato di­menticato per secoli. Cu­rioso che ci si sia ricordati di lui solo da pochi anni.
Ma oggi, al riapparire della minaccia islamica, l’Occi­dente ha riscoperto il suo antico guerriero».
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Capricorn
messaggio Oct 10 2007, 01:31 PM
Messaggio #66


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YEMEN, L’ALLARME DEGLI ULEMA
CONTRO I CONVERTITI CRISTIANI


di Andrea Tornielli

«Presidente, intervenga, questo è terrorismo!». Con tali sconcertanti parole un centinaio di ulema yemeniti si sono rivolti al presidente del loro Paese, Ali Abdullah Saleh, chiedendogli di prendere provvedimenti per arginare le conversioni degli islamici che abbracciano la fede cristiana. Secondo il quotidiano palestinese al-Quds al-Arabi «solo nella parte vecchia di Sanàa», la capitale dello Yemen, «negli ultimi tempi duemila musulmani si sono convertiti alla fede di Cristo». Le guide spirituali islamiche chiedono a Saleh un immediato intervento in difesa della fede musulmana yemenita. Nella missiva, indirizzata anche ai parlamentari, si legge: «Dovete assumervi le vostre responsabilità religiose e morali nei confronti delle deviazioni che si stanno diffondendo nel Paese e che si insidiano nella società yemenita». Nel mirino degli ulema sono finite anche manifestazioni durante le quali giovani hanno potuto ballare promiscuamente (contravvenendo al costume locale che impone la separazione dei sessi) e una sfilata di moda. L’obiettivo principale, rimane comunque quello dei nuovi cristiani.
L’agenzia locale Mareb Press ha intervistato un uomo yemenita che ha abbracciato la fede cristiana, anonimo per ragioni di sicurezza: «Mi sono convertito nello Yemen - ha dichiarato - facendo semplicemente il segno della croce. Ho deciso di abbracciare questa nuova fede deluso dai sermoni che ascoltavo in moschea nei quali si invitava a uccidere e a compiere atti di terrorismo. Nel cristianesimo invece è vietato invitare a uccidere il prossimo e questo mi ha convinto». Secondo l’intervistato i cristiani nello Yemen sarebbero già più di 2.500. «Almeno 700 ora vivono all’estero - ha continuato - ma ci sono intere famiglie cristiane nello Yemen con le quali siamo in contatto via Internet. I cristiani si incontrano una volta alla settimana nella casa di un fedele straniero della capitale. Ci sono dei ragazzi che diffondono il Vangelo ma lo fanno di nascosto perché la polizia non lo permette». Un altro fedele cristiano ha spiegato che i convertiti si muovono con molta discrezione, ben conoscendo i rischi a cui vanno incontro.
Tutti gli ulema interpellati sull’argomento hanno infatti ribadito che la Sharia, la legge coranica, preveda la pena di morte per gli apostati. La stessa pena per chi rinnega l’islam è prevista dal codice penale yemenita: «La pena per l’apostata è la morte - precisa l’avvocato Khalid al-Anisi - e lo stesso vale per chi viene sorpreso a diffondere un’altra religione o a incitare altri alla conversione».
Sulla vicenda è intervenuta anche la Lega Musulmana Mondiale, criticando la presenza nello Yemen di scuole straniere e di istituti all’interno dei quali si diffonderebbe il cristianesimo. Il 21 settembre scorso Benedetto XVI aveva parlato del «diritto di cambiare religione, che va garantito non soltanto giuridicamente, bensì pure nella pratica quotidiana».


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"Peace begins with a smile" (Madre Teresa di Calcutta)

Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell'orco.
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