Morire è un diritto? Intorno a questo interrogativo ruota il dibattito dell' eutanasia. Il tema è scottante. Da una parte ci sono le associazioni che difendono la possibilità dei pazienti di optare per la "dolce morte". Dall'altra si trovano coloro che, come la Chiesa, tutelano la sacralità della vita, anche quella dei malati terminali. I confini tra i due schieramenti non sono però così netti. Esiste una "zona grigia", espressione utilizzata di recente dal Cardinale Martini, fatta di casi personali, su cui è difficile esprimere una opinione. Perfino per gli uomini di Chiesa. A riaccendere la polemica sull'eutanasia questa volta è proprio un sacerdote.
Don Verzè, fondatore dell'ospedale San Raffaele di Milano, ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera di aver fatto staccare la spina per lasciar morire un suo amico malato. "Un' atto d'amore", l'ha definito don Verzè, che però ha sottolineato la differenza tra l'uccidere e il lasciar morire. No, dunque all'accanimento terapeutico, posizione già sostenuta dalla gerarchia vaticana e ribadita anche ieri dalla Cei che ha parlato di superbia sia nell'uccidere, sia nel far vivere a tutti i costi. Come si legge in un recente documento elaborato dall' Azione Cattolica, interrompere le cure nei casi disperati è doveroso.
..... Da "il Giornale di Sardegna" 14 ottobre 2006
L' eutanasia a mio parere è un argomento importante su cui discutere, in particolare quest' ultima vicenda di Don Verzè. I sacerdoti sardi hanno commentato che quello di don Verzè è stato un atto d'amore, e caonsegnano al sacerdote lo "scudo" del Catechismo della Chiesa Cattolica, che nell'articolo 2278 condanna l'accanimento terapeutico.
A voi la parola!